- Caproespiatorio

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Vergogna!


Post tratto dal sitoweb: unostambeccoadamnhur del 27 maggio 2013

Proselitismo? No, grazie!


Una delle prime cose che si stabilirono in Damanhur, agli albori delle nostra storia, è che non si sarebbe fatto del proselitismo. “Noi non facciamo proselitismo” è un’affermazione che ricordo di aver sentito all’inizio della mia esperienza comunitaria e che so di aver detto io stesso molte volte.
Un’affermazione del genere potrebbe sembrare strana o, peggio ancora, ipocrita, considerando il lento ma costante aumento dei damanhuriani nel tempo, e invece è profondamente vera.
Un organismo vivo si trasforma, cresce, piuttosto si ridimensiona ma non rimane mai statico. E naturalmente, il destino di ogni messaggio spirituale è quello di essere proposto, e ascoltato da un numero sempre crescente di persone. Così, nel tempo siamo sempre stati contenti di vedere gente avvicinarsi a Damanhur, e se da un lato abbiamo sempre considerato importante mettere un periodo di prova per chi voleva entrare in comunità, che difendesse la persone dei facili entusiasmi, dall’altro non abbiamo certo scoraggiato nessuno. Ci si potrebbe a questo punto chiedere che cosa significa non fare proselitismo, visto che abbiamo anche pubblicato libri, opuscoli, tenuto conferenze, presenziato a mostre, fiere, convegni appositamente per far conoscere la proposta spirituale di Damanhur.
Innanzitutto, non fare proselitismo significa uno stile, una modalità non invasiva, non insistente, bensì “morbida”, che Damanhur ha sempre chiesto ai propri cittadini, nel rapportarsi agli altri e nel proporre la propria filosofia. Non si parla mai per convincere, per promettere a qualcuno la salvezza, spaventandolo o illudendolo. Un buon damanhuriano ricorda sempre che occorrono senso della misura, buon gusto, rispetto e umorismo per parlare agli altri di cose importanti tipo un discorso spirituale e comunitario. E non certo per circuirli meglio, ma per metterli in condizione di comprendere veramente ciò di cui si sta parlando loro, e decidere che gli interessa.
A monte, non fare proselitismo significa anche e soprattutto non progettare alcuna espansione di Damanhur, semmai cogliere le occasioni che vengono proposte da chi, dall’esterno, propone a Damanhur una qualche collaborazione.
Vi siete mai chiesti perché, parlando dell’Italia, Damanhur ha centri a Firenze e a Palermo, ma non c’è niente a Roma e a Napoli? O perché ce ne sono a Zagabria e a Berlino, ma non nelle molto più comode (e ricche) Svizzera e Francia, per trovarne poi addirittura due in Giappone?
La risposta è molto semplice: perché non facciamo proselitismo. Se avessimo come obiettivo l’aumento numerico dei damanhuriani secondo una pianificazione di numeri e tempi, svilupperemmo una logica espansionistica basandoci sulle città e i territori più promettenti, più intensamente e variamente popolati, e svolgeremmo un marketing spirituale appropriato. E avremmo centri a Milano, Bologna, Roma, Napoli, invece che a Modena e a Montebelluna; a Parigi, Ginevra, Londra, anziché a Zagabria, Yokkaichi e Kobe…
E invece, abbiamo scelto di andare sempre dove venivamo chiamati, non di decidere noi un itinerario, portando la nostra esperienza dove veniva richiesta, dopo che era stata richiesta. Rispondiamo alle chiamate che ci giungono, anziché pianificare un’espansione. Questo atteggiamento significa non fare proselitismo, e se lo allarghiamo a tutte le occasioni di confronto con gli altri, diventa una linea guida fondamentale: non c’è nessuna verità da proporre, non c’è un territorio da conquistare ma ci sono opportunità di incontro che possono essere colte, da noi e dagli altri."
Stambecco Pesco


Testimonianza di Franco Da Prato:


L'articolo in questione si compone di evidenti contraddizioni dichiarate dallo stesso autore. Quindi l'organizzazione damanhur non fa proselitismo attraverso il suo sito web tradotto in ben quattro lingue, anche i blog istituzionali e privati non servono a nulla. Cosa dire delle pubblicazioni che raccontano in maniera esplicita la filosofia dell'organizzazione, come giustificare la presenza dei loro banchetti ad ogni manifestazione olistica. Come possiamo definire la pubblicita indiretta di personaggi pubblici come sociologi, magistrati, politici e giornalisti? Vogliamo definire questo modus operandi come un inutile e dispendioso sistema che non serve a nulla? Affermo con assoluta certezza che ogni dettaglio deve essere attentamente valutato e soppesato, vagliato dalla censura di regime della organizzazione damanhur, perché da qualche tempo, tutto ciò che esce dalla comunità non è umano ma damanhuriano.
Sono finiti i tempi in cui ogni damanhuriano era libero di esternare la propria esperienza, con annesse le personali difficoltà del momento. Oggi l'organizzazione damanhur si stà trasformando in una holding company ed il proprio modo di porsi alla clientela deve essere vagliato, in fondo una pubblicità negativa comporta dei cali nelle vendite e determina un danno al Brand damanhur. Questo curioso personaggio proprietario del blog appartiene all'era dei "Figli dei Fiori" conosciuti in America come Hippies, damanhur nasce negli anni settanta e subisce questa contaminazione, inizia la new age! Liberare il pensiero per liberare il mondo! Il problema alla base del motto "libero pensiero" è divenuto nel tempo una libertà di azione, piuttosto libertina, con la giustificazione morale di promuovere una verità molto opinabile. Spesso le azioni comandate o suggerite dai dirigenti della comunità, si trasformano in azioni riprovevoli, quando non criminose come nel caso dell'evasione fiscale del guru della comunità, della chiusura del centro medico per irregolarità amministrative, il bliz al tempio. Detto ciò ribadisco a gran voce quanto dichiarato nell'articolo anonimo: "damanhur non fa proselitismo è la gente che passando di la' li va a trovare!"

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